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Sotto le luci di Montecarlo, Oc Monaco

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Persy-chan
view post Posted on 23/7/2009, 20:57




Personaggi: Monaco (Oc del Principato di Monaco), Francis (Francia)
Note: Lo so che lo state per dire, ma no, non mi sto imbarcando in un altro assurdo progetto: oltre a questa ci sarà solo un'altra oneshot e basta. Nulla di eclatante insomma, ma scrivere soltanto un Omake di Marianne su Monaco non mi sembrava abbastanza XD
- non betata

Le luci




Monaco si guardò le dita: erano rosse, scivolose del suo sangue che continuava gentilmente, quasi senza farsi sentire, a colargli lungo il fianco e più giù fino a sporcare i pantaloni consunti. L’ennesimo colpo di tosse lo costrinse a crollare sul pavimento con il fiato corto dal dolore e il sapore del ferro in bocca, mentre un insano vermiglio gli sporcava le labbra.
Nessuno si interessava a lui - stretto nell’angolo di quello che sarebbe dovuto essere la sua casa, il suo porto sicuro e che era ora il suo patibolo - troppo presi a contrattare su come strappargli altra carne e come fargli piangere altre lacrime affinché la belva che aveva chiamato fratello si calmasse. Certo, sarebbe stato risarcito da quattro milioni di franchi d’oro, ma questo non poteva sostituire quello che aveva perso, faceva soltanto di lui una puttana ben pagata.
Poi la firma fu sposta, in uno svolazzare di penne e di inchiostro, e il suo cuore smise di battere, mentre l’ultima cosa che provava era il dolore.
Avrebbe voluto piangere, ma ormai Monaco non c’era più.
Lui, colui che era stato suo fratello, colui che aveva amato, lui l’aveva ucciso.

“Monaco svegliati!”

Macchie scure gli danzavano davanti agli occhi e un fischio gli riempiva le orecchie, se le sarebbe volentieri strappate pur di non sentire più quel rumore, ma il suo corpo era così debole da non permettergli neppure quest’ultimo gesto di pace.

“Monaco aprì gli occhi, ora!”

Basta, quel suono gli era insopportabile.

“...mi-mio Pri-principe...”
“Sì, Monaco. Sono felice di vederti sveglio.”
“...cos’è ri-rimasto, Principe?”
“Poco. Troppo poco per far finta di niente e tornare come se non fosse accaduto nulla. I territori per la nostra agricoltura sono ormai francesi e di monegasco non è rimasto molto.”
“Co-come fa-faremo?”
“Dovremo cambiare, tu per primo.”
“Co-come?”
“Inizia a non balbettare e poi faremo ciò che è necessario.”

E lui aveva obbedito.

“Devi diventare splendido e affascinante, devi imparare a legarli a te, ad usarli senza che però se ne accorgano. Devi essere accondiscende e compiacente a qualunque loro desiderio o richiesta, ma devi saper anche ammaliarli con ogni tuo gesto, con ogni tua parola affinchè nella loro mente tu sia il più bel ricordo della loro vita.”
“Ma Pri-principe io-io non so-sono co-così!”
“Non importa e smettila di balbettare. Imparerai a fingere.”
“Se lo desiderate.”
“Non possiamo farne a meno, Monaco. La sopravvivenza del Principato è il nostro scopo, tutto il resto è secondario”

Lui era secondario.
Aveva imparato ad essere un ottimo attore, a fingere come un mendicante, a nascondere meglio di una maschera ed a incantare le genti con il suo novello canto di sirena fatto di divertimento e bellezza.
Monaco era ormai soltanto il sinonimo di folle eleganza, di diletto sfrenato tra i veli dell’apparenza e di peccato nelle sue notti brillanti delle luci del casinò, era così bravo ad essere ciò che gli altri volevano che fosse che nessuno ricordava com’era stato prima.

“Sei bello.”
“Grazie, signore. La vostra sistemazione vi soddisfa?”
“Sì, è confortevole, ma...”
“Posso fare qualcosa per voi, allora?”
“Trovo che il mio letto sia un po’ troppo grande.”
“Sono sicuro che, rientrando questa sera, il problema sarà risolto.”
“Bene.”
“E ora prego seguitemi, vi mostro, se lo desiderate, il complesso del casinò. Converrete con me che si tratta di un palazzo di gran prestigio che...”

Col tempo aveva anche imparato a giocare, a scommettere e a vincere. E quest’ultimo era il suo unico impegno che assolveva con piacere.

“Prego puntate.”
“Una carta. Ancora.”
“Non è forse azzardata una tale fretta?”
“Forse, ma io scommetto per il brivido e scommettere denaro non mi provoca nulla. Che ne dite se puntassimo qualcosa di più interessante? Magari giocherei con più impegno..”
“A cosa alludete, signor Monaco?”
“A delle ore, delle ore di tempo notturno..”

Se il premio non era abbastanza alto nessuno avrebbe giocato perché era la preda ad attrarre il cacciatore

“Mi dispiace, ma ho vinto. Tutto sul tavolo è mio.”
“Peccato, ma sappiate che presto vorrò la rivincita.”
“Quando desiderate, io sono a vostra disposizione”

Nessuno avrebbe mai scommesso in un casinò in cui non si perde mai perché era la sfida che spingeva il cacciatore alla lotta


“Avete perso questa sera, signor Monaco.”
“Sono stato troppo frettoloso in alcune giocate.”
“Questo non cambia il premio pattuito, no?”
“No, ora sono a vostra disposizione, monsieur.”

Nessuno avrebbe mai scommesso in un casino in cui non si vince mai perché era la vittoria l’unica medicina capace di placare la febbre del cacciatore.


Monaco era diventato bravissimo in molte cose: , ma nel fingere non aveva rivali: in fondo continuava a far credere di essere vivo quando da secoli il suo cuore aveva smesso di battere.


***

Sappiate che ci tengo molto ai vostri commenti.
 
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Chu Rhapsodos
view post Posted on 23/7/2009, 22:38




come già ti ho detto *-* mi piace come personaggio Monaco *-* *lo spupazza*
e questa fic è tanto, ma tanto bella *-* (L)
 
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Vinni Puh
view post Posted on 24/7/2009, 09:50




La caratterizzazione del personaggio è fatta molto bene,riesci a far percepire benissimo il suo stato d'animo.brava brava mi è piaciuta molto =)

 
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Karly-chan
view post Posted on 24/7/2009, 10:20




Oh mamma, mentre leggevo ce li avevo prprio davanti agli occhi!
Mi è piaciuta tantissimo, il modo in cui hai caratterizzato Monaco e il suo carattere e stato d' animo è fantastico.
sei stata bravissima.
 
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°*Cho~Natsuko*°
view post Posted on 24/7/2009, 14:38




Oh, Monaco.. ç__ç *lo abbraccia*
 
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Persy-chan
view post Posted on 24/7/2009, 15:14




(Scusate per le risposte veloci, ma la connessione mi da non pochi problemi)

Ringrazio tutte per i complimenti, soprattutto quelli che riguardano la caratterizzazione di Monaco (Ho il brutto vizio di amare i mie OC XDDD)

@Chu: nuuu, non piangere. Non è colpa mia se la storia is angst!
 
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°*Cho~Natsuko*°
view post Posted on 24/7/2009, 15:49




Lo so, ma.. ç__ç *spupazza Monaco*
 
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Persy-chan
view post Posted on 27/7/2009, 12:35




CITAZIONE (°*Cho~Natsuko*° @ 24/7/2009, 16:49)
Lo so, ma.. ç__ç *spupazza Monaco*

*si unisce allo spupazzamento*

In ogni caso in serata (connessione permettendo) dovrebbe arrivare la seconda parte *-*
 
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°*Cho~Natsuko*°
view post Posted on 27/7/2009, 12:38




Ya-hu! *_* *sempre abbracciata a Monaco*
 
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Persy-chan
view post Posted on 27/7/2009, 21:25




Personaggi: Francis (Francia), Antonio (Spagna), Monaco (Oc del Principato di Monaco), Andorra (Oc dell'Andorra) + comparsa di Arthur (Inghilterra), Lovino (Sud d'Italia) e Feliciano (Nord d'Italia).
Note: - non betata.
- Nota su Andorra: vorrei precisare che il carattere di Andorra più che essere basato sulle caratteristiche dello stato in sé (anche se è vero che è un paese che basa buona parte della sua economia sulla bellezza del suo panorama e che dipende molto dalla Repubblica Francese), è fondato sul carattere che potrebbe avere una bambina qualunque, praticamente isolata dal resto del mondo, venendo cresciuta da due persone dal carattere come quello di Antonio e Francis. Inoltre vorrei che nessuno la odiasse per il suo comportamento, è soltanto una bambina – dal corpo d’adulta – che non ha idea del resto del mondo, è viziata ed infantile, ma non è cattiva. Povera piccola, io le voglio bene.


Lei - Io



Andorra è una bella, bellissima ragazza di quelle che non puoi fare a meno di guardare nel vederle passare, che anche dopo un solo sguardo sono capaci di infestare i sogni di un uomo per anni e che sfortunatamente sanno bene di esserlo. Lei, però, non si considera ne vanitosa e neppure narcisista poiché, come spiega a chi osa contraddirla, non ama la sua bellezza come caratteristica fine a se stessa, semplicemente ha basato la sua esistenza sul suo aspetto fisico. In realtà in pochi hanno provato a contestare questa sua convinzione poiché la maggior parte di coloro che hanno avuto a che fare con lei sono capitolati davanti a quello splendido corpo che riunisce, in una magnifica visione, gli aspetti più incantevoli di due bellezze diverse come quella spagnola e quella francese: lunghi capelli dai delicati boccoli miele, pelle di seta dai caldi colori profumata da costose essenze della bassa Provenza, occhi verdi con cui solo gli smeraldi dell’antico tesoro degli Indios possono competere, tratti sottili e delicati come quelli dei cherubini delle più belle le cattedrali e un corpo seducente, di quelli che solo il vento del Mediterraneo sa tratteggiare, dal seno prosperoso e dai fianchi morbidi.
Andorra ha praticamente tutto quello che vuole. Certo, la sua nazione non è ricca, ma in qualche modo se la cava e al massimo può sempre chiedere aiuto a uno dei suoi due fratelloni: loro la soccorrono sempre quando ha bisogno soprattutto Francia-niisan che, per sua fortuna, si occupa di molte delle mansioni più noiose dell’essere una nazione, così a lei rimane tutto il tempo per curare il suo aspetto, per passeggiare nei grandi viali di Parigi o per prendere il sole su una delle tante spiagge di Spagna-niisan.
Qualcuno osa dire che il suo è un comportamento da un’ingrata, ma si sbagliano: lei vorrebbe tanto ricambiare la loro gentilezza e i favori che le fanno, ma i suoi ringraziamenti sono sempre interrotti o addirittura non accettati! In verità, ce l’ha ancora un po’ con Francia-niisan per quella volta che l’ha cacciata via dalla sua camera - costringendola tra l’altro a vestirsi in fretta rompendo così un paio di collant - con la scusa che stava arrivando...oh, non ricorda più il suo nome, insomma quello dalle strane sopracciglia. A suo avviso la motivazione non ha alcun senso: lei è molto più importante di un qualunque tizio sopraccigliuto.
In ogni caso oggi ha deciso di andare a trovare i suoi fratelloni all’uscita di non-ricorda-più-quale-riunione-di-un-consiglio-dal-nome-ancora-più-strano perché vuole vederli e far loro una sorpresa. Magari dopo sarebbe riuscita a ringraziarli almeno un po’ senza che strani sopracciglioni o inquietanti ragazzini incazzosi la interrompessero.

-*-*-

Entrare nella sala riunione non è le è difficile, in fondo anche lei fa parte del Consiglio d’Europa, e non lo è neppure trovare i suoi due fratelloni visto che, per sua fortuna, siedono vicino.
Il rumore dei suoi tacchi riecheggia per la stanza interrompendo, con il loro ritmo cadenzato accompagnato da un ancheggiare deciso, il discorso, dal pesante accento britannico, di quel tipo di cui Andorra continua a non ricordare il nome.

“Andorra, quale piacere vederti qui.”
“Lo è anche per me rivederti, Francia-niisan.”

Francia porta una delle sue mani curatissime alle labbra in un perfetto baciamano e Andorra si sente ancora più meravigliosa di quanto non sia: in quel momento Francia-niisan è solo suo e guarda solo lei, cosa potrebbe esserci di più bello?
Da qualche parte della stanza si il rumore di un microfono che stride. Quelle strane e ignorabili sopracciglia non sanno neppure usare un aggeggio così semplice...
Andorra si guarda intorno alla ricerca di una sedia libera, sfortunatamente non ce n’è nessuna vicino ai suoi fratelloni, ma non le importa più di tanto, si arrangerà.

Niña, potresti scendere dalle mie gambe?”

Ad Antonio, in realtà, non dà particolarmente fastidio che si sieda a cavalcioni delle sue gambe - lo fa fin da quando era una bambina alta quanto un barattolo – ma Lovino alcuni metri più in là non sembra d’accordo con lui. Era penna quella che sta trasformando in schegge di plastica?

“Ma sei così comodo...”

Andorra si stende ancora di più facendo salire il vestito con mille fronzoli e Spagna non può sinceramente non notare la sua scollatura. Solitamente l’argomento non gli interessa, ma ora gli è offerto in modo così sfacciato che gli è impossibile non farci cadere sopra gli occhi.
E anche Francia sembra avere lo stesso problema, anche se probabilmente se la sta godendo più di lui, almeno Francis non ha un uomo del Sud, che sta costruendo proiettili con quella che era una penna, con cui avere a che fare dopo.

“Non trovi che questo vestito mi stia bene, Francia-niisan?”

C’è silenzio e anche Francia non osa dire una parola. Andorra lo guarda con i suoi occhioni verdi e il vestito si alza un altro po’.

“Ora basta Andorra!”

Chiunque nella stanza avrebbe scommesso o su un colpo di lupara o su lancio di tazzina, non di certo su un persona come lui famosa per la sua pazienza e accondiscendenza.

“Che c’è Monaco?”
“C’è che il tuo modo di fare è riprovevole e assolutamente inadatto a una sede come questa. Se desideri metterti in mostra sono certa che le vie del mondo ti basteranno, senza che la tua presenza debba infastidire anche chi sta cercando seriamente di fare il proprio lavoro.”

Andorra ride, alzandosi su i tacchi vertiginosi e facendo qualche passo in direzione del suo insopportabile fratello - in realtà non hanno sangue in comune, per sua fortuna l’idea di assomigliare a quello scricciolo non l’avrebbe fatta dormire per notti, ma Francia-niisan parla di lui come del suo fratellino e così anche lei si trova ad averlo in famiglia.

“Per favore Monaco, non essere ridicolo. Sei più piccolo di me che ho ben pochi poteri e credi ugualmente che la tua presenza abbia una qualche importanza? Sii serio, non sei altro che un rimasuglio di territorio, giusto perché nessun’altro lo voleva...”

Se prima c’era silenzio, ora c’è il nulla assoluto: anche Feliciano, che aveva continuato – sottovoce dopo una duplice occhiataccia da parte del fratello e di Austria – a chiedere spiegazione, tace.
Per qualche secondo Monaco non dice nulla limitandosi a stringere il bordo del tavolo fino a far diventare bianche le punte delle dita, poi prende un respiro profondo e risponde.

“Sappi che il tuo infantilismo e la tua ignoranza del mondo non giustifica in alcun modo il tuo comportamento inopportuno e men’ che meno l’offesa arrecata nei miei confronti e di tutte le micronazioni di cui fai, addirittura, parte.”
“Come se fossimo importanti, come hai detto tu: siamo micronazioni.”

Per Francia, Monaco è sempre stato il bambino che si aggrappava alla sua veste con le manine paffute, il piccolo che lo seguiva adorante con i capelli scompigliati dalla brezza di mare e poi il ragazzo docile che da furioso gli ispirava morsi su quelle morbide labbra imbronciate.
Ora Monaco non gli fa pensare a nulla di tutto ciò e Francis si rende conto di non averlo mai visto veramente arrabbiato. E di non conoscerlo affatto.

“Tu!”

Monaco si solleva con un unico gesto fluido, in un movimento che, se non fosse lui a compierlo - il suo fratellino, il suo fragile e bisognoso fratellino - definirebbe da guerriero. La sua mano, invece, stringe ancora il tavolo - come a sostenersi, come a trattenersi – e il suo sguardo non osa spostarsi dai fogli che ha davanti a sé. Non è timidezza, ma un vano tentativo di riprendere il controllo.
Ma, poi, Andorra parla. Di nuovo.

“Io? Io cosa? Parla. Eppure non è difficile basta mettere una lettere dopo l’altra.”

La sedia crolla all’indietro, Feliciano si allunga per raccoglierla, ma Ludwig lo ferma mettendogli una mano sulla spalla. Non è il momento quello.
Nell’aria si spande uno sciocco sonoro e Andorra si porta una mano alla guancia dove spiccano sulla pelle abbronzata cinque dita rosse.

“Come hai osat...”

Andorra vorrebbe dire qualcosa, ma la voce le si ferma in gola: occhi furibondi, intrisi nel sangue – anche se lei non sa il sangue di chi - come quelli delle fiere che popolavano le storie di Spagna-niisan, la osservano, la scrutano e lei si chiede come possono essere finite iridi così mostruosi su un viso delicato a tal punto da non venir sfigurato da tanta malvagità

“Tu, piccola viziata, stupida bambinetta cresciuta tra i balocchi come osi anche solo sminuire chi, al contrario di te, ha dovuto combattere per la sua sopravvivenza? Chi ha dovuto zittire il proprio io, per un po’ di protezione o chi ha dovuto sopportare in silenzio i soprusi perché incapace di ribellarsi?”
“Quante belle paroline messe in fila, ma smettila di comportarti da regina del dramma. Pensi che io non abbia mai fatto nulla?”
“Esatto.”

La mano di Monaco trema, chiusa a pugno, mentre stringe il fondo della giacca.

“Come puoi parlarmi così?”

Il secondo schiaffo Francis riesce a vederlo sulla punta di quelle dita, mentre afferrano il mento di Andorra costringendola ad abbassarsi – sono tanti i centimetri che li distanziano complici anche i tacchi troppo alti di lei – e se il colpo non arriva è solo perché Monaco è troppo furioso per sfogarsi in un gesto così estraneo dal suo essere.
Non c’è nel suo animo l’istinto che conduce all’azione, ma le sue parole hanno il potere di ammaliare e turbare il cuore altrui con una forza esasperante.

“Perché è la verità: ti sei mai piegata per sopravvivere distruggendo ogni frammento di te, per riuscire ad esistere anche solo per un altro attimo? Hai mai sentito lo strappo della carne e il tuo stesso sangue che ti cola tra le mani? Sei mai stata oppressa dal peso delle armi di chi ti avrebbe dovuto proteggere, di chi amavi? Hai provato il dolore di non riconoscere il proprio viso allo specchio, perché il cambiamento è stato troppo, anche per tu che hai sopportato tutto con un sorriso e una speranza? Eh, l’hai mai provato? O anche soltanto l’umiliazione di sapere che quella era l’unica via perché tu non hai mai avuto altra scelta se non cedere e inginocchiarti? Dimmelo Andorra, e se anche se a una sola di queste domande la tua risposta sarà sì, allora ritirerò tutto quello che ho detto .”

Lei sposta lo sguardo, ma Monaco stringe la presa in una morsa che le fa arrossare la pelle e sgranare gli occhi dal dolore, obbligandola a guardarlo: pozzi neri circondati appena da un azzurro così intenso da far male perché non è altro che dolore quello che vi si nasconde dietro e Andorra ha paura di annegare.

“Su, dimmelo Andorra. In questo modo potrai vantarti di avermi costretto anche tu in ginocchio, no?”

Andorra trema e Antonio vorrebbe fare qualcosa, in fondo lei è stata quasi una figlia per lui, ma lo sguardo di Francis, o meglio il suo non guardare, il suo nascondersi dietro le dita della mano che ha portato al volto, gli fa comprendere che per il momento è meglio che se ne stia buono ad abbracciare Lovino.

“Non ho ancora sentito la tua risposta. Eppure non è difficile basta mettere una lettere dopo l’altra e qui sono solo due.”

Monaco è di molto più piccolo di Andorra - è sottile, efebico quasi con quei suoi immensi occhi azzurri, e delicato nel muoversi al punto che si ha l’impressione di sentirlo scivolare tra le mani come acqua di fonte - eppure ora, mentre stringe il polso della ragazza fino a lasciare i segni costringendola ad abbassarsi, ad essere al suo livello, nessuno sembra notarlo.

“No.”

Quello di Andorra è quasi un singhiozzo, un sussurro sfuggito da una bocca tremante di paura, ma Monaco sembra non accontentarsi di quella debole risposta.
Inghilterra, intanto, si sposta, attento a non far rumore, e si avvicina al suo nemico di sempre – anche se con il tempo il campo di battaglia è cambiato e lui perde più di prima – perché per quanto poco gli interressi il dramma che si sta consumando davanti ai suoi occhi, non può vedere Francia soffrire. Almeno se non è lui a infliggere quelle ferite.
Allunga una mano - vorrebbe prendere la sua e stringerla tra le dita - ma Francis la scaccia con un gesto rapido. Inghilterra si dice che dovrebbe arrabbiarsi, infuriarsi per il suo comportamento maleducato verso di lui che, per una volta, voleva aiutarlo, ma non può: non nel vedere il suo viso e i suoi occhi. Conosce bene quell’espressione, l’ha vista per secoli ogni volta che si specchiava dopo quella maledetta giornata di luglio.

“Non ho capito bene Andorra, potresti ripetere?”
“No, non mi è mai capitato.”

A quella frase Monaco si allontana liberando dalla presa delle sue dita il viso di Andorra che indietreggia fino a raggiungere il muro dove si appoggia e crolla a terra: le sue belle gambe tremano e il suo viso di fata è pallido come quello di un morto tranne per le macchie rosse che segnano il mento.

“Bene. Come immaginavo.”

Monaco si drizza, rigido come un fusto, spolverando appena il pantalone del gessato e sistemando il polsino della camicia, prima di infilare un paio di occhiali a coprire le iridi chiare, che abbandonate la furia appaiono quasi vuote e acquose, e di andarsene con un gesto appena accennato del capo come saluto.
Lentamente la stanza ritorna alla vita riempiendosi nuovamente di voci e di suoni: la sedia viene raccolta, qualcuno borbotta sull’accaduto, qualcuno chiede, nuovamente, spiegazioni, Spagna – blandito Lovino con un “è come una figlia” – raggiunge Andorra cercando di consolarla, Inghilterra guarda Francia e Francis esce.

-*-*-

Monaco è poco lontano, seduto a terra, accanto alla porta, con una sigaretta tra le dita e un filo di fumo che gli sfugge dalle labbra. A quanto pare in quel momento sporcarsi gli abiti è l’ultimo dei suoi problemi.

“Non sapevo fumassi.”

Francia si rende conto che la sua è una entrata in scena ridicola, così inadatta a lui signore della teatralità e della bellezza, ma le parole di Monaco ancora gli artigliano il cuore come uncini e lui non ha la forza di trovare qualcosa di meglio.


“Non sai molte cose di me, frère
Touche.

Monaco si alza, togliendosi gli occhiali e agganciandoli al colletto della camicia, prima di gettare a terra la cicca, ancora per metà intatta, e schiacciarla sotto il piede con un gesto deciso. Poi si volta verso di lui con un’aria contrita che Francis vorrebbe cancellare subito, perché non è adatta per quel viso delicato come quello di una fanciulla.

“Scusami.”
“Per cosa?”
“Per aver litigato, o meglio aver fatto una scenata di fronte al Consiglio d’Europa, per aver praticamente insultato un’altra nazione che è per di più una tua sottospecie di figlia. E anche perché tu risulti compromesso da questo mio comportamento essendo stato tu il mio educatore e tutore.”
“Non importa, anzi dovrei ringraziarti. Per quanto io voglia bene ad Andorra credo che abbia un po’ frainteso alcune cose riguardo le manifestazioni di affetto”

Gli occhi di Monaco, però, lo guardano ancora con quell’espressione desolata che lo fa sembrare un cane bastonato e che gli fa sanguinare il cuore ancor di più di quegli uncini dolorosi.
Allora lo stringe a sé per non vederli più, per dimenticarli e Monaco traballa e dubita, ma non si allontana. Appoggia la tua piccola testolina bionda contro la spalla di Francia, il suo battito è veloce, frenetico come quello di un uccellino, di un rossignol, sotto le sue dita e Francis si rende conto che se in quel momento gli strappasse il cuore dal petto Monaco non si ribellerebbe.
Gli porta una mano tra i capelli, giocando con quelle ciocche così simili alle sue, ma soltanto a prima vista. Francis sa che tra di loro non ci sono cose veramente uguali, solo apparentemente somiglianti come il riflesso in uno specchio scheggiato: lo sguardo di Monaco è più chiaro, liquido, quasi vacuo, la sua pelle diventa una distesa d’ambra sotto il sole estivo e la sua chioma è più chiara, di un biondo scintillante, che si trasforma in un nido d’uccelli, di riccioli dorati quando il vento che proviene dal mare la scompiglia. Un tempo Monaco profumava anche di salsedine, ora sa solo di fumo.
Gli raccoglie un ciuffo dietro l’orecchio liberando il collo niveo e sfiorandone delicatamente con le labbra la pelle che spunta appena dal candore soltanto un più chiaro della camicia bianca.
Monaco si irrigidisce come scottato e si libera frettolosamente dall’abbraccio allontanandosi abbastanza da non permettere a Francia di imprigionarlo, nuovamente, in quella stretta.

“No, Francis. Non ora, non lo sopporterei.”
Pourquoi, rossignol?”
“Sei in ritardo. Di un paio di secoli direi.”

Monaco si rimette gli occhiali da sole e Francia vorrebbe strapparglieli via perché non può sopportare che si nasconda alla sua vista, non ora.

“Sai, un tempo sarei stato così felice di gesto simile da parte tua che avrei accettato di pagare qualunque prezzo in cambio. Ti amavo così tanto allora.”
“E adesso?”

Non può fare a meno di domandarlo, le parole escono da sole dalle sue labbra al contrario delle lacrime che rimangono ben serrate dietro le ciglia bionde in un oceano color oltremare. No, non può averlo perso.

“I sentimenti non cambiano, mon frère. Si fanno solo più dolorosi.”

Edited by Persy-chan - 11/8/2009, 18:06
 
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°*Cho~Natsuko*°
view post Posted on 27/7/2009, 21:33




Oh, Monaco.. Dio santo, questo personaggio è così adorabile... *lo abbraccia forte*

Fagliela vedere a quella smorfiosa. E a quei due imbecilli di Spagna (spero che Lovino lo massacri a forza di calci, dopo) e soprattutto di Francia ùù

Mi dispiace pure un po' per Inghilterra, dopotutto voleva solo aiutare..
Comunque.. Andorra è una mi***ttona in questa fic.

Ben gli sta. Monaco si che è serio, sia nel lavoro che nei sentimenti, povero tesoro.. *lo coccola*

Sono innamorata di lui çAç

E di te che scrivi sempre tante belle cose *hugs* >w<
 
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Persy-chan
view post Posted on 27/7/2009, 21:45




CITAZIONE (°*Cho~Natsuko*° @ 27/7/2009, 22:33)
Oh, Monaco.. Dio santo, questo personaggio è così adorabile... *lo abbraccia forte*

Fagliela vedere a quella smorfiosa. E a quei due imbecilli di Spagna (spero che Lovino lo massacri a forza di calci, dopo) e soprattutto di Francia ùù

Mi dispiace pure un po' per Inghilterra, dopotutto voleva solo aiutare..
Comunque.. Andorra è una mi***ttona in questa fic.

Ben gli sta. Monaco si che è serio, sia nel lavoro che nei sentimenti, povero tesoro.. *lo coccola*

Sono innamorata di lui çAç

E di te che scrivi sempre tante belle cose *hugs* >w<

Sì, Monaco ha bisogno di tanto amore, è un piccolo e adorabile usignolo (rossignol in francese alias il nomignolo che usa Francis). Sono felice che ti piaccia sempre di più ^^

Inghilterra ha solo scelto il momento sbagliato, ma in fondo non se l'è presa più di tanto, capisce bene il dolore di Francia in quel momento.
Spagna, beh il povero Spagna dovrà sopportarsi il piccolo problema che unisce molti uomini del Sud: la gelosia XD E poi non ha mica molte colpe, Andorra gli si è sdraiata sopra praticamente!

Parlando di Andorra devo dire che alla fine mi dispiace anche per lei, lei vuole veramente bene - per non dire ama - i suoi due fratelloni, ma è sempre stata abituata ad essere servita e riverita, ad essere la più bella e per questo motivo, in questa campana di vetro, non è mai riuscita a crescere con il risultato di avere un comportamento narcisistico, egocentrico e eccessivo incapace di capire i modi e le situazioni adatte. Diciamo che Spagna e Francia sono due pessimi genitori.
 
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Karly-chan
view post Posted on 27/7/2009, 21:47




AAAw bellissima.
Andorra un pò se lo meritava... °^° Scusa ma le persone da quel carattere non mi piacciono molto XD
L' ultima scena con Monaco e Francia è meravigliosa. Awww Monacoooooo ç^ç
 
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°*Cho~Natsuko*°
view post Posted on 27/7/2009, 21:48




Non dico che Andorra abbia i suoi motivi, ma.. è di un'insensibilita EPICA.
E comunque si, Spagna e Francia sono prima due uomini disastrosi, poi due genitori altrettanto disastrosi.

E Spagna ha torto comunque, perché così abbiamo deciso io e Lovino-kun ù_ù *è il suo papo*

... Mi regali Rossignol? ç_ç
 
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Karly-chan
view post Posted on 27/7/2009, 21:53




Anche io mi unisco alla decisione della tortaggine di Antonio è___é *Livino è anche suo padre*
 
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74 replies since 23/7/2009, 20:57   794 views
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